Sono vent’anni che a Firenze la fisica nucleare lavora a stretto contatto con il restauro, l’archeologia e il monitoraggio ambientale. Oggi al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Firenze e presso la Sezione INFN di Firenze, a Sesto Fiorentino si celebra la nascita, avvenuta nel 2004, di LABEC, il Laboratorio di tecniche nucleari per l’Ambiente e i Beni Culturali, gestito dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e dall’Università di Firenze. All’evento hanno portato un saluto, tra gli altri, la rettrice Alessandra Petrucci e Diego Bettoni, componente della giunta esecutiva INFN, l’assessora all’Università e ricerca del Comune di Firenze, la vicesindaca del Comune di Sesto Fiorentino e il responsabile settore diritto allo studio universitario e sostegno alla ricerca Lorenzo Bacci.
LABEC è un laboratorio nato per promuovere l’impiego di tecniche provenienti dalla fisica degli acceleratori nell’analisi, nella conservazione e nella salvaguardia del patrimonio artistico, e nel monitoraggio ambientale attraverso numerose attività, come, ad esempio, lo studio dell’impatto del particolato atmosferico su salute e inquinamento.
Il cuore del laboratorio è un acceleratore elettrostatico di particelle di bassa energia (TANDEM) che, in vent’anni di attività, ha permesso di raggiungere grandi risultati: dalla datazione della veste di San Francesco con il metodo del carbonio-14 all’analisi del particolato atmosferico campionato al Polo Nord, nelle Isole Svalbard, dall’analisi del Ritratto Trivulzio di Antonello da Messina fino a misure sul particolato atmosferico raccolto in vari ambienti di lavoro, attraverso una tecnica nota come PIXE Particle Induced X-Ray Emission.
I risultati del LABEC, tuttavia, non si fermano all’analisi delle singole opere. In vent’anni di attività si è affermato come punto di riferimento internazionale per l’analisi dedicata ai beni culturali e all’ambiente, soprattutto nell’utilizzo della tecnica della spettrometria di massa con acceleratore (AMS), grazie a consolidate collaborazioni con numerose importanti istituzioni, come l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la Biblioteca Nazionale o l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro. Il LABEC è, inoltre, in prima linea in grandi progetti internazionali, come SUM – Save the Ukrainian Monuments, dedicato alla salvaguardia della documentazione digitale del patrimonio culturale ucraino. E lavora all’ideazione, sviluppo e produzione di tecnologie innovative, come MACHINA, un acceleratore di particelle compatto, trasportabile e di facile utilizzo per analizzare opere d’arte e reperti storici di grandi dimensioni o fragili, realizzato in collaborazione con il CERN, che a breve entrerà a far parte delle regolari attività diagnostiche dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Infine, un numero sempre maggiore di ricercatori e ricercatrici, provenienti da tutto il mondo, utilizzano le tecnologie del LABEC per condurre le proprie attività di ricerca.
Per celebrare i vent’anni di successi del laboratorio, l’evento organizzato all’Università di Firenze ripercorre la nascita del laboratorio e fa il punto sulle sue principali attività scientifiche e tecnologiche, attraverso i racconti dei protagonisti di questa storia.
“Le potenzialità del LABEC sono notevoli e l’esperienza di chi vi opera è consolidata e continuamente aggiornata. Oggi questo consente di avere un impatto su tematiche di grande rilevanza scientifica, tecnologica e di forte impatto sociale: dalla conservazione dei beni culturali all’utilizzo delle conoscenze ambientali su inquinamento e cambiamenti climatici, fino allo sviluppo di strumentazione portatile di alta precisione,” racconta Speranza Falciano, responsabile del LABEC. “Inoltre, in futuro, grazie anche a un programma di potenziamento della strumentazione del laboratorio, sarà possibile estendere il numero di queste applicazioni in altri settori, quali le scienze forensi, la geologia e la biologia.”