Inizia un nuova avventura per il rivelatore di raggi cosmici POLAR, ideato e costruito da ricercatori e ricercatrici dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e delle Università di Bari e Bologna e del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, in collaborazione con colleghi del Politecnico di Torino, che è salpato da Trieste a bordo dello storico veliero della Marina Militare Amerigo Vespucci, per compiere la circumnavigazione della nostra penisola alla volta di Genova.
Il rivelatore POLAR osserva le particelle che incessantemente “piovono” sulla Terra dallo spazio, grazie a contatori a scintillazione, i cui segnali al passaggio delle particelle sono letti da fotomoltiplicatori al silicio. È inoltre è dotato di un GPS, di vari sensori (per misure di temperatura, pressione, inclinazione), e di un sistema elettronico per l’acquisizione e la memorizzazione dei dati. Non è la prima volta che POLAR effettua misure in mare. Già nel 2018, un apparato di questo tipo aveva, infatti, compiuto il periplo delle Isole Svalbard, oltre il Circolo Polare Artico, a bordo di un piccolo veliero guidato da un gruppo di ricerca del CERN, nell’ambito dell’esperimento PolarquEEEst dell’INFN e del Centro Fermi. E a partire dal 2019, tre apparati POLAR sono stati installati in via permanente nella base scientifica di Ny Alesund alle Isole Svalbard e sono attualmente i rivelatori più a nord del mondo.
Così, dopo i gelidi mari del Polo Nord, ora, grazie a un’iniziativa dei fisici dell’Università e della Sezione INFN di Bari, il rivelatore POLAR compirà a bordo dell’Amerigo Vespucci un nuovo viaggio lungo le coste italiane per misurare il flusso dei raggi cosmici al variare della latitudine terrestre, su un intervallo di circa 10°. Nel quadro dell’esperimento PolarquEEEst, queste nuove misure andranno a complementare quelle ottenute precedentemente a latitudini ben diverse o alle stesse latitudini ma con diversi apparati sperimentali. Misure di alta precisione del flusso dei raggi cosmici in funzione della latitudine fino al Polo Nord, come quelle che POLAR è in grado di fornire, sono ancora di notevole rilevanza: per monitorare l’andamento del campo geomagnetico e gli effetti solari, e anche lo stato della nostra atmosfera: il flusso dei raggi cosmici è infatti sensibile, tra l’altro, alla dilatazione termica dell’atmosfera e alle variazioni della sua pressione e densità. Quindi non si tratta solo di una fantastica avventura a bordo dell’Amerigo Vespucci ma di una vera missione scientifica. Una missione cui partecipano le Sezioni di Bari, Bologna e Cagliari e il Centro Nazionale di Calcolo CNAF dell’INFN, le Università di Bari e Bologna e il Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi, in collaborazione cin il CERN e la Società Italiana di Fisica (SIF).
Per saperne di più
La missione in barca a vela PolarquEEEst alle Isole Svalbard nel 2018 sul sito della SIF e sul Nuovo Saggiatore
https://www.primapagina.sif.it/article/1389/i-rivelatori-di-raggi-cosmici-pi-nord-del-mondo">I rivelatori POLAR dell’esperimento PolarquEEEst installati a Ny Ålesund, la stazione di ricerca più a nord del mondo
[foto nel riquadro ©Marina Militare/Antonio di Rienzo]