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Il nuovo studio, condotto congiuntamente da due ricercatori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), si basa sulla revisione del calcolo del flusso di raggi X che XMM può realmente osservare, a partire dall’interpretazione di Fraser (scomparso lo scorso anno).
Nella spiegazione offerta da Fraser e collaboratori gli assioni sarebbero prodotti nella regione centrale del Sole, dove hanno luogo le reazioni nucleari responsabili della sua luminosità e dove la temperatura è tale da ionizzare gli atomi: l’intenso campo elettrico associato alle cariche libere così prodotte consentirebbe ad alcuni fotoni di trasformarsi in assioni. Diversamente da altre particelle candidate a spiegare la materia oscura, infatti, ci si aspetta che in presenza di intensi campi elettrici o magnetici gli assioni possano trasformarsi in fotoni di uguale energia e che i fotoni possano trasformarsi a loro volta in assioni. Gli assioni prodotti dal Sole, interagendo molto debolmente con la materia ordinaria e non essendo quindi assorbiti dagli strati più esterni, sarebbero così emessi in tutte le direzioni e riconvertiti in fotoni X all’interno del campo geomagnetico terrestre.
"La nostra critica si è appuntata sul fatto che Fraser e collaboratori abbiano sottovalutato l'enorme riduzione del flusso effettivamente osservabile da XMM rispetto a quello potenzialmente emesso dal Sole", ha commentato Fabrizio Tavecchio, ricercatore dell’Osservatorio Astronomico di Brera dell’INAF.
Il nuovo calcolo del flusso di raggi X ha consentito di ottenere esattamente quanto affermato da Fraser e collaboratori, ma soltanto ipotizzando che XMM osservi direttamente il Sole, un’ipotesi del tutto irreale perché l’osservazione diretta distruggerebbe i rivelatori del satellite.
"Purtroppo la conclusione è ineludibile: la scoperta effettuata da Fraser e collaboratori non è assolutamente spiegabile in termini di assioni”, è il commento di Marco Roncadelli, ricercatore della sezione INFN di Pavia. “La sua interpretazione non fornisce alcuna evidenza dell’esistenza degli assioni e vanifica purtroppo la possibilità che sembrava offrire di scoprire la materia oscura fredda e comprenderne la natura".