Dopo una pausa di due anni, durante la quale sono stati eseguiti lavori per migliorarne le prestazioni, LHC, il superacceleratore di particelle del CERN di Ginevra, è pronto a riprendere le sue ricerche. Ancora più potente, raggiungerà energie mai esplorate prima dai fisici in laboratorio. Una conquista della fisica e della tecnologia, cui l’Italia con l’INFN ha portato un contributo importante.
È prevista entro la fine di marzo la ripartenza del Large Hadron Collider (LHC), l’acceleratore di particelle del CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) di Ginevra. La macchina era stata spenta circa due anni fa, il 14 febbraio 2013, quando si era concluso il Run 1 (cioè il primo periodo di attività), per consentire i lavori che hanno portato a incrementare le sue prestazioni.
LHC ora opererà a energia quasi doppia rispetto alla precedente: raggiungerà, infatti, i 6,5 TeV per fascio e, quindi, i 13 TeV nel punto di collisione tra le particelle. Il dettaglio degli interventi che sono stati eseguiti sulla macchina e sugli esperimenti e quello che ci aspettiamo ora come risultati scientifici sono stati illustrati oggi al CERN. Il secondo periodo di attività, il Run 2, inizierà a fine mese, quando saranno fatti circolare nell’anello dell’acceleratore lungo 27 km i primi fasci di protoni. Mentre le prime collisioni tra particelle sono attese tra la fine di maggio e l’inizio di giugno: LHC comincerà così a “fare fisica”, esplorando regioni di energia mai raggiunte prima in laboratorio. Questo consentirà ai fisici di verificare teorie che prima non era possibile mettere alla prova, di cercare segnali di nuove particelle e di nuova fisica, cioè di una fisica che vada al di là del Modello Standard, la teoria che oggi rappresenta la nostra migliore descrizione della natura, delle particelle elementari e delle loro interazioni. “Con la ripartenza di LHC migliorato nelle prestazioni si apre una nuova era per la fisica delle particelle. Dopo la scoperta del bosone di Higgs, ora non sappiamo che cosa ci attende: se le nuove scoperte sono dietro l’angolo oppure se le nostre ricerche si dovranno spingere molto oltre. Sicuramente sarà l’occasione di mettere alla prova molte delle nostre ipotesi: dalla materia oscura, alla supersimmetria, alle extradimensioni”, commenta Fernando Ferroni, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’ente che coordina il contributo del nostro Paese all’impresa di LHC. “La ripartenza del ‘nuovo’ LHC rappresenta una conquista della scienza e della tecnologia, in cui l’Italia ha un ruolo di primo piano, grazie all’eccellenza dei nostri ricercatori e delle nostre industrie”, conclude Ferroni.