La ricerca di base e quella applicata rappresentano un volano importante per l’economia di un Paese. Questo è il risultato più evidente dello studio elaborato da Deloitte, su commissione della SIF in collaborazione con INFN, CNR, INAF, INRIM e Centro Fermi. Si tratta di un’analisi quantitativa indipendente basata su dati Istat, relativi al quadriennio 2008-2011.
“Dal rapporto emerge che la fisica e i settori per i quali l’uso della fisica in termini di conoscenze o tecnologie è determinante
contribuiscono in modo significativo all’economia nazionale, direttamente e indirettamente, e questo dato è in linea con quello di altri importanti Paesi europei, come Francia e Regno Unito.
La ricerca di base ha bisogno di tecnologie avanzate che spesso non fanno ancora parte del know-how industriale e che quindi richiedono uno sforzo per trovare soluzioni innovative, favorendo così lo sviluppo di nuove linee di produzione e anche dell’occupazione. Questo meccanismo ha effetti ad ampio raggio, mettendo in moto indirettamente gli ingranaggi di settori anche ben lontani dal mondo della ricerca. Non investire adeguatamente in formazione e ricerca significa portare al blocco di questo meccanismo virtuoso”, commenta Fernando Ferroni, Presidente dell’INFN.
“Il report di Deloitte ha il pregio di sdoganare con dati quantitativi quello che i ricercatori sostengono da tempo: per crescere c’è bisogno di investire in tutti i campi della ricerca, senza differenza alcuna fra ricerca di base e applicata. L’analisi, poi, descrive l’impatto delle scienze fisiche sull’economia italiana consegnandoci un altro messaggio importante: il Paese per poter competere a livello internazionale deve disporre di ricerca e conoscenze sempre più raffinate e avanzate. Per garantirle c’è bisogno di assicurare stabilità alla comunità scientifica favorendo la formazione e l’assunzione di giovani ricercatori e una reale semplificazione normativo gestionale”, commenta Luigi Nicolais, Presidente del CNR.
Executive Summary
Final Report