Si è conclusa a Kigali, in Rwanda, la quarta edizione dell'African School of Fundamental Physics and Applications (ASP-2016), che ha visto la partecipazione di 75 studenti provenienti dalle università di 28 Paesi africani. L’evento è stato reso possibile grazie al supporto di numerosi laboratori, università e istituti di ricerca americani ed europei, tra cui l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che ha contribuito all'ultima edizione della Scuola per circa il 20% del budget complessivo.
"Si è trattato di un successo sul piano educativo-scientifico - afferma Luca Serafini, della Sezione INFN di Milano, di ritorno da Kigali dove, insieme al collega Alberto Bacci ha portato il contributo INFN alla Scuola -. Il ruolo dell'INFN è stato riconosciuto e apprezzato, come ha sottolineato nella sua relazione lo stesso direttore della Scuola, Ketevi Assamagan, del Brookhaven National Laboratory (BNL) di New York".
La Scuola africana, che ha cadenza biennale, nasce nel 2010 per incrementare la capacità di sviluppo del Continente in fisica fondamentale e applicata. Il programma scientifico dell'edizione 2016 è stato principalmente incentrato sulla fisica subnucleare e sulla fisica oltre il Modello Standard, con cenni a tematiche di astrofisica e fisica nucleare. Spazio anche a seminari monografici su argomenti di grande impatto scientifico e mediatico, come la scoperta delle onde gravitazionali, illustrata in un intervento di Eugenio Coccia, neorettore del GSSI.
All'interno del programma anche un Forum day, presso l’Università del Rwanda, alla presenza del Ministro dell’educazione ruandese e di numerosi esponenti della East African Union, in particolare dell'East African Science and Technology COmmission (EASTCO). Argomento della giornata di studio, l’impatto che l'African School of Physics ha avuto e continua ad avere sulla capacità di crescita delle università dei Paesi africani.
In questo contesto, particolarmente apprezzate sono state le presentazioni di Luca Serafini e Simon Connell sulla possibilità di sviluppare un'infrastruttura di ricerca compatta, basata su una sorgente Compton, come incubatore per l'African Light Source (ALS). "Si tratta - conclude Serafini - di un'ambiziosa iniziativa, che punta a dotare l’Africa di una sorgente di luce di sincrotrone, per stimolare la “capacity building” del Continente attraverso applicazioni avanzate in medicina, paleontologia e life sciences".
Il progetto sarà uno dei temi centrali della prossima edizione della Scuola africana. L'appuntamento è fissato per il 2018 a Windhoek, in Namibia.