Ci ha lasciati Adalberto Giazotto, uomo e scienziato tenace, visionario e lungimirante. Il suo nome è saldamente legato alla fisica delle onde gravitazionali, le increspature dello spaziotempo predette da Albert Einstein un secolo fa nella teoria della Relatività Generale. Adalberto Giazotto, ricercatore dell’INFN, ex collaboratore di Edoardo Amaldi, assieme ad Alain Brillet era il padre dell’interferometro Virgo, l’esperimento per lo studio delle onde gravitazionali realizzato in Italia da INFN e CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) francese, che assieme ai due interferometri LIGO negli Stati Uniti è stato protagonista delle più recenti scoperte che hanno emozionato non solo la comunità scientifica ma anche il grande pubblico. È stata di Adalberto l’idea di costruire un interferometro nella campagna pisana. Sua l’idea dei superattenuatori di Virgo, una catena di pendoli altamente tecnologica che consente di isolare efficacemente gli specchi dell’esperimento dai movimenti che turberebbero i segnali. Sua l’idea di andare a cercare le onde gravitazionali alle basse frequenze, idea implementata prima da Virgo e successivamente da LIGO: e proprio là sono state effettivamente osservate. Sua l’idea di costituire una rete globale di interferometri assieme ai due LIGO, di creare una sola grande collaborazione scientifica, idea che si è rivelata la chiave del successo nella caccia alle onde gravitazionali.
"Adalberto se ne è andato poco dopo che la sua tenacia aveva permesso di trasformare il suo sogno in realtà, portandolo a un passo da un premio Nobel che avrebbe meritato”, commenta Fernando Ferroni, presidente dell’INFN. “Le persone come Adalberto sono in grado di trasformare la storia della scienza: lui ha creduto che la rivelazione delle onde gravitazionali fosse una domanda che doveva e poteva avere una risposta, mentre altri consideravano una pazzia imbarcarsi in questa impresa. La sua storia racconta di come la scienza sia capace di trascinarti perché ti comanda di fare delle cose, come testimoniano le sue parole ‘Virgo è un’impresa unica e doveva compiersi fino in fondo, perché quello era il suo destino. Non poteva essere altrimenti: Virgo era ed è l’esperimento più bello del mondo’. Pochi si mettono in gioco al livello in cui lo ha fatto Adalberto. Virgo è stato il trionfo della sua troppo breve vita, e l’INFN lo ricorderà per sempre tra quelli che saranno un esempio per chi verrà", conclude Ferroni.
"Adalberto, oltre alle usuali doti che caratterizzano i migliori scienziati - intelligenza, curiosità, apertura mentale, spirito di collaborazione - possedeva un talento che è più raro trovare anche nel nostro ambiente: la visione di un grande progetto, una visione così potente, ancor più direi prepotente, che diviene il sogno perseguito con straordinaria tenacia e dedizione per tutta la vita passata nella ricerca", è il ricodo di Antonio masiero, vicepresidente dell'INFN e membro del Council di Virgo. "Ha avuto la gioia di vedere il suo sogno realizzato, purtroppo non la fortuna di poterne gustare le implicazioni presenti e ancor più quelle future dell'astronomia gravitazionale".
"Fisico dotato di immaginazione fervida e originalissima, maestro, amico, collega, ispiratore, guida tenace, riferimento certo per i problemi duri, molte sono le definizioni che vengono in mente a chi ha conosciuto Adalberto negli anni della sua avventura, Virgo. I suoi meriti nella caccia alle onde gravitazionali sono ben incisi nel libro della storia della fisica", commenta Federico Ferrini, direttore dello European Gravitational Observatory EGO, che ospita e conduce Virgo. "Mi rimarrà per sempre il ricordo dell’uomo elegante, colto, pieno di passione e ironia, con il quale il dialogo non era mai banale, qualunque argomento si sfiorasse, sempre partendo dalla scienza, ma con percorsi imprevedibili a volte, ricco di mille sfaccettature come i suoi meravigliosi e amatissimi cristalli", conclude Ferrini.
"Se ne è andato un grande scienziato e uno straordinario maestro. A noi che siamo stati suoi studenti ha insegnato a guardare sempre oltre", ricorda Giovanni Losurdo, project leader di Advanced Virgo. "Ci ha mostrato come spostare le montagne per inseguire la bellezza di un’idea. Era un entusiasta, affascinato dai misteri della natura e dalla capacità dell’uomo di fare cose straordinarie, dalle equazioni di Einstein alla musica di Beethoven. Oggi, accanto alla tristezza, proviamo un sentimento di profonda gratitudine per quest’uomo fuori dal comune. Continueremo, per quanto possibile, a portare avanti il suo progetto, con tutta la passione che ci ha saputo trasmettere", conclude Losurdo.
"Adalberto conosceva tanta fisica, e ne parlava con una passione e una energia che ho trovato in pochi altri colleghi", lo ricorda Gianluca Gemme, che coordina la comunità italiana INFN impegnata nell'esperimento Virgo. "Lascia una eredità straordinaria: Virgo, una infrastruttura di ricerca all’avanguardia, e tanti, giovani e meno giovani, che dopo essere stati suoi studenti ne continuano l’opera nei laboratori delle maggiori istituzioni scientifiche del mondo".
"Rivedo le tappe che hanno portato Virgo da idea di esperimento a realtà funzionante, le decisioni prese, le strade tenacemente perseguite e talvolta abbandonate per una via migliore, l’attenzione costante ai dettagli, nella consapevolezza che tutto fosse cruciale per il buon funzionamento dell’interferometro", ricorda Francesco Fidecaro che è stato a capo di Virgo. "Adalberto ha guidato il processo con grande lucidità, sempre un passo avanti nel risolvere e migliorare, mantenendo al contempo costante attenzione per gli obiettivi scientifici. Ha visto i primi straordinari risultati della sua opera. E’ stata una impresa magnifica, che ha unito gli interferometri, come lui voleva, cui si sono aggiunti tutti gli strumenti inventati per scrutare il cielo. Proseguiremo con convinzione l’opera, grati ad Adalberto per tutto quello che ha fatto", conclude Fidecaro.
LA NASCITA DELL'INTERFEROMETRO VIRGO NEL RACCONTO DEL SUO IDEATORE