Il 5 maggio, alle 04:05 ora della California (13:05 in Italia) dalla base americana di Vandenberg, è stato lanciato con successo il lander marziano InSight.
Nonostante le condizioni meteo non ottimali, che al momento del lancio davano nebbia e scarsa visibilità, il razzo Atlas 5 è partito, dando così inizio alla missione della NASA diretta verso Marte, a bordo della quale c’è anche LaRRI, un microriflettore laser sviluppato dall’INFN con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) è una missione che ha il compito di esplorare le profondità del Pianeta Rosso per capire come si sono formati i pianeti rocciosi, come la Terra. Gli strumenti a bordo includono un sismometro per rilevare i terremoti marziani, una sonda per monitorare il flusso di calore proveniente dall'interno del pianeta, e uno strumento per misure di geodesia: LaRRI, appunto.
LaRRI, Laser Retro-Reflector for InSight, è uno strumento disegnato e costruito dal gruppo di ricerca SCF_Lab dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, nell’ambito delle ricerche rivolte alla Luna e a Marte in attività congiunte con ASI-Matera. I retroriflettori laser sono strumenti passivi, che non necessitano di manutenzione e funzionano nello spazio per molti decenni. Grazie a nuovi satelliti orbitanti intorno a Marte, i microriflettori laser italiani forniranno la posizione accurata dei lander e dei rover durante la loro esplorazione, una rete di punti di riferimento di geodesia marziana, un test della relatività generale di Einstein complementare a quello lunare fatto coi riflettori Apollo (misurati da ASI-Matera), una definizione decisamente migliore del Meridiano 0 di Marte (una sorta di “Mars Greenwich”).
“I microriflettori di nuova generazione come LaRRI – spiega il coordinatore del progetto Simone Dell’Agnello, dei Laboratori INFN di Frascati – vengono installati su superfici planetarie per misurarne la posizione da stazioni laser che si trovano su satelliti in orbita, ad alcune centinaia di chilometri di altitudine”. “Questo perché, – prosegue Dell’Agnello – se i retroriflettori si trovassero a distanze molto superiori, come per esempio alla distanza di Marte, cioè molte decine di milioni di chilometri, non sarebbe praticabile una misura diretta dalla Terra con i laser perché il ritorno di luce laser sarebbe troppo basso per essere osservato”. “Quindi su Marte l’idea è misurare la posizione di LaRRI sulla superficie del pianeta con una stazione laser che si trova in orbita: in questo modo le ridotte distanze di tracciamento laser consentono di costruire riflettori laser di dimensioni compatte (microriflettori, appunto), rispettando le norme di peso e dimensioni imposte per le missioni spaziali”. “Inoltre, minore è la massa, più compatto è il dispositivo e più semplice sarà portarne più di uno sul corpo celeste, così da poter costruire una rete di strumenti distanziati il più possibile l’uno dall’altro per coprire efficacemente la superficie del pianeta”, conclude Dell’Agnello.
"A lungo termine, i microriflettori serviranno a una molteplicità di scopi - aggiunge Raffaele Mugnuolo, referente per ASI-Matera di queste attività congiunte LNF-ASI-Matera - come ripetitori di superficie per investigazioni “lidar” dell’atmosfera marziana, diagnostica di comunicazioni laser dall’orbita di Marte (alternative a quelle radio) e supporto per un ‘ammartaggio’ guidato dal laser vicino al nuovo rover Mars 2020 per una futura missione NASA dedicata al recupero dei campioni che saranno estratti dal suolo marziano da Mars 2020, successore del rover Curiosity che opera sul pianeta rosso dal 2012”. “LaRRI è previsto arrivare su Marte con la missione InSight il prossimo novembre e, per il 2020, i gruppi di ricerca dei LNF e di ASI-Matera forniranno alla NASA un terzo strumento: LaRA, Laser Retroreflector Array, per il rover NASA di nuova generazione Mars 2020”, conclude Mugnuolo.