Durante il periodo di lockdown, avendo come priorità la salute pubblica e del proprio personale, e volendo al contempo lanciare un messaggio positivo e di sostegno al Paese, l’INFN ha continuato a dare il proprio contributo con il 95% del personale in smart working. L’Istituto ha sempre continuato, infatti, a essere operativo, incentivando in particolare le attività amministrative relative ai cicli degli ordini di acquisto, di formazione anche in sinergia con gli altri Enti, di comunicazione soprattutto per le scuole, e dirottando competenze e risorse a sostegno di progetti per il contrasto alla pandemia da CoViD-19.
Ora che il Paese è entrato nella cosiddetta fase 2 di graduale ripresa, anche l’INFN, in accordo con le indicazioni del Governo, sta riprendendo le proprie attività di ricerca. Ad oggi, quasi il 25% del personale è rientrato sul luogo di lavoro, nei laboratori e negli uffici, per favorire soprattutto la ripresa delle attività scientifiche nelle infrastrutture di ricerca.
“Siamo molto soddisfatti per come l’INFN ha saputo reagire a questa situazione complessa e senza precedenti, sia nella prima fase dell’emergenza sia in questa seconda fase di ripresa”, commenta Antonio Zoccoli, presidente dell’INFN. “Il nostro Ente ha dimostrato ancora una volta la sua solidità e la sua flessibilità, sia organizzative che scientifiche, e il suo grande spirito di comunità”. “Il merito di questo va a tutti i nostri dipendenti che si sono spesi con serietà e dedizione, nonostante le difficoltà personali e professionali determinate dalla crisi, per consentire la prosecuzione delle attività essenziali prima, e adesso il graduale riavvio delle altre nostre attività, garantendo in questo modo il continuo contributo dell’INFN al Paese, grazie anche a progetti scientifici sviluppati specificatamente per la lotta alla pandemia”.
Ai Laboratori Nazionali del Sud (LNS), dove gli acceleratori e i servizi accessori sono stati mantenuti in funzione anche durante la fase di lockdown, nel corso della seconda settimana di maggio sono state effettuate le operazioni di preparazione degli acceleratori, sia per il Tandem, sia per il Ciclotrone Superconduttore, e a inizio della terza settimana è cominciato il primo esperimento, in linea con il programma di lavoro stilato a inizio della fase 2. In particolare, il Tandem sta già fornendo agli utenti un fascio utile agli esperimenti, e il Ciclotrone Superconduttore ha avviato le attività per il trattamento dei pazienti.
Ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS), poiché il controllo degli esperimenti viene gestito da remoto, i grandi rivelatori non si sono mai fermati proseguendo la loro presa dati anche durante il lockdown. In particolare, Xenon è riuscito a concludere l’installazione del rivelatore nel criostato nei primi giorni di lockdown, mentre Cuore ha raccolto in questo periodo dati di eccellente qualità proprio grazie al nuovo sistema di controllo da remoto.
Ai Laboratori Nazionali di Legnaro (LNL), le attività in presenza hanno cominciato a riprendere dal 4 maggio, in base alle priorità tecniche e scientifiche. Ad oggi in media 90 persone al giorno lavorano in sede con la compresenza delle ditte che stanno portando avanti le attività concordate di manutenzione e installazione, specie per il progetto SPES. La sorgente del Ciclotrone di SPES è tornata operativa e si sta procedendo per eseguire dei test di accelerazione fino all'energia di 1 MeV. Sono, inoltre, proseguite le lavorazioni in officina e la realizzazione, brasatura e qualificazione dei drift tubes del DTL di ESS così da contenere i ritardi dovuti all’emergenza.
Ai Laboratori Nazionali di Frascati (LNF), durante la fase di lockdown, gli acceleratori sono stati spenti e messi in sicurezza. Già dopo il periodo pasquale si è cominciato a organizzare la ripresa delle attività, passando dai circa 30 staff in servizio, agli 80 dal 4 maggio fino agli attuali 130. Le attività si concentrano sulla ripartenza degli acceleratori (BTF e SPARC_LAB), in particolare per la presa dati di PADME già in luglio, mentre le operazioni per DAFNE potranno riprendere, anche per il numero di persone coinvolte, agli inizi di settembre.
Al CNAF, il Centro Nazionale delle Tecnologie Informatiche dell’INFN, la fase di lockdown ha rappresentato un periodo di intenso lavoro, con tutti gli impianti funzionanti a pieno regime. Dal 4 maggio circa il 15% dei dipendenti è in presenza sul luogo di lavoro, soprattutto le persone legate alla gestione degli impianti e all’installazione di nuovi apparati. Oltre alle normali attività di sviluppo e supporto agli esperimenti di fisica, il CNAF sta contribuendo in modo significativo con le proprie risorse al contrasto del Sars-Cov-2, con simulazioni massicce sui sistemi di calcolo e il servizio di cloud a disposizione di progetti di ricerca contro la pandemia.