Si chiude con una tre-giorni di formazione sulle tecniche per i beni culturali alla Venaria Reale di Torino, il progetto Neu-ART finanziato da Regione Piemonte e avviato nel 2009 sulla base di una già consolidata collaborazione tra Centro di Conservazione e Restauro (CCR) della Venaria Reale, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Dipartimento di Fisica dell'Università di Torino. Concluso con piena soddisfazione a fine settembre di quest’anno, il progetto ha permesso di dotare il CCR di una struttura unica nel suo genere in Italia: un apparato per radiografia e tomografia con raggi X per la ricostruzione computerizzata 2D e 3D di opere d’arte di grandi dimensioni. L’obiettivo primario del progetto - avviato grazie ad una iniziale collaborazione con il gruppo dell'Universita' di Bologna che ha svolto i primi pionieristici lavori di analisi tomografiche di grandi dimensioni su Beni Culturali in Italia - è consentire ai restauratori un’approfondita conoscenza delle opere, per evidenziare azioni di restauro precedenti e conoscere la struttura e la composizione interna dei manufatti, allo scopo di documentarne l’origine e la storia, e progettare al meglio l’intervento di recupero. Per l’esecuzione delle radio-tomografie è stata realizzata presso la sede del CCR alla Venaria Reale un’area radio-protetta in grado di schermare opportunamente la sorgente di raggi X e consentire l’utilizzo continuativo e in presenza di personale nei locali circostanti.
“Tante persone giovani sono cresciute e maturate nell'ambito del progetto Neu-ART contribuendo alla realizzazione finale di questa struttura d'eccellenza”, ha commentato Nadia Pastrone, responsabile del progetto Neu-ART, “Mi auguro che ci sia per loro una prospettiva lavorativa di lunga durata magari proprio come personale dedicato per sfruttare al meglio questo apparato del CCR”. Frutto di una perfetta sinergia tra le competenze tecnico-scientifiche sorte nell’ambito della ricerca fondamentale e le esigenze dei restauratori, il lavoro è stato condotto da una squadra di fisici delle particelle, fisici dei beni culturali e restauratori. “E’ questo il primo caso di progettazione e realizzazione di uno strumento che sfrutta tecnologie nate in seno alla ricerca fondamentale interamente condotta dagli stessi utilizzatori, in questo caso i restauratori, e non solo da fisici e tecnici”, ha commentato Amedeo Staiano, Direttore della Sezione di Torino dell’Infn.
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