Dopo sette mesi dal suo avvistamento, il Gamma Ray Burst 130427A diventa protagonista di ben cinque articoli scientifici, pubblicati online il 21 novembre 2013: quattro su Science Express mettono in luce i contributi di Fermi, Swift e Raptor, quello su The Astrophysical Journal Letters lo studio di Nustar.
Era il 27 aprile 2013 quando un’esplosione di luce proveniente da una stella morente in una galassia lontana catturò l’attenzione dei fisici astroparticellari e degli astrofisici di tutto il mondo. L’esplosione, un lampo di raggi gamma (Gamma Ray Burst) chiamato appunto GRB 130427A, è finito subito in testa alle classifiche come l’evento a più alta energia e di più lunga durata del suo genere.
“È senza dubbio un evento da record, - commenta Ronaldo Bellazzini, coordinatore INFN dell’esperimento Fermi - è infatti il Gamma Ray Burst più brillante ed energetico mai osservato finora, ed è anche quello che è durato più a lungo”. Si tratta di un GRB relativamente vicino: le osservazioni mostrano che la sua distanza è circa 3,8 miliardi di anni luce, circa un terzo della distanza media dei GRB osservati finora. I GRB sono le esplosioni più energetiche dell’Universo dopo il Big Bang stesso. Si pensa che i GRB di lunga durata, come quello del 27 aprile, siano il prodotto del collasso di stelle di grande massa giunte al termine della loro evoluzione. I GRB così potenti sono molto rari, ed è la prima volta che possiamo osservarne uno così spettacolare con tanti telescopi a terra e nello spazio, fra cui Fermi, Swift, Nustar e Raptor. “In particolare, gli strumenti a bordo di Fermi - spiega Bellazzini - sono stati cruciali per studiare l’emissione di raggi gamma del GRB. Il Large Area Telescope (LAT) realizzato con il contributo decisivo dei ricercatori italiani, ha continuato a rivelare raggi gamma di alta energia per circa 20 ore, mettendo in evidenza persino un fotone da 95 GeV, il più energetico mai osservato da un GRB”. “L’emissione estesa nel tempo, soprattutto a energie superiori al GeV, è essenziale per capire la fisica degli shock esterni, prodotti quando il materiale espulso dal GRB incontra l’ambiente circostante. Grazie al suo ampio campo di vista, il Gamma-ray Burst Monitor (GBM) di Fermi ha fornito l’allerta iniziale per il GRB, e consentito poi di studiare l’emissione gamma dalle decine di keV alle decine di MeV, mostrando che i modelli teorici attuali potrebbero essere inadeguati”, conclude Bellazzini. Questo nuovo risultato dimostra che Fermi, a più di 5 anni dal lancio, continua a svelare nuove sorprese nel cielo gamma, aiutandoci a comprendere il lato più violento ed energetico del nostro universo.