COMUNICATI STAMPA 2024

NUOVE RISORSE PER AVVICINARE BAMBINI, GENITORI E INSEGNANTI AL MONDO DELLA FISICA

bambini al museo della scienza per bambini

Raccontare la fisica di base alle bambine e ai bambini è una sfida complessa ma che può creare un punto di contatto tra le scuole primarie e il mondo della ricerca scientifica e avvicinare anche i più piccoli alla scienza. In quest’ottica, tra l’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ed Explora, il museo dei bambini di Roma, è nata la collaborazione che ha portato alcuni contributi video dell’INFN su temi di fisica per bambini sulla piattaforma online Explora Education, che si propone di fornire contenuti didattici di elevata originalità e qualità, con particolare attenzione alle necessità concrete di insegnanti e famiglie.

Explora Education è un portale online gratuito per la distribuzione di risorse didattiche gratuite, rivolte a docenti, educatori e genitori. Nel panorama dei contenuti didattici proposti, i video rivestono un ruolo primario. Tra questi si inseriscono i primi due percorsi proposti dall’INFN. “La Fisica tra le Onde”, realizzata dall’INFN in collaborazione con Shibumi. Una famiglia per mare, è una serie di dieci brevi video in cui i bambini stessi sono i protagonisti e affronta i temi della fisica dell’energia e della sostenibilità. “Fisica x Kids” vede invece ricercatori e ricercatrici narratori di sei racconti animati sull’universo e i suoi misteri, la fisica delle particelle e la materia.

Per coinvolgere bambini e bambine in temi complessi come la fisica di base, i video di “Fisica x Kids” e “La Fisica tra le Onde” intrecciano l’utilizzo di linguaggi diversi, come i racconti diretti dei protagonisti della ricerca supportati da animazioni che semplificano e aiutano a fissare i concetti scientifici, illustrazioni animate, esperimenti e giochi, sempre legati da una narrazione che possa affascinare i più piccoli, aiutandoli a comprendere gli argomenti e i metodi della ricerca e stimolandone la curiosità e la partecipazione.

I video proposti dall’INFN sulla piattaforma Explora Education possono aiutare a stabilire un contatto tra il mondo della ricerca e il mondo della scuola ed essere un utile supporto per insegnanti e genitori per far scoprire ai bambini temi di fisica molto lontani dalla quotidianità ma capaci di incuriosire e affascinare anche i più piccoli. Il portale è infatti centrato sulle esigenze degli insegnanti, ponendo particolare attenzione al contesto della scuola primaria e dell’infanzia. 

Oltre ai contenuti in video e a percorsi testuali adatti direttamente al pubblico dei bambini, la piattaforma propone corsi di formazione per insegnanti che seguono un modello basato su unità didattiche minime, arricchite da contenuti proposti in vari formati, tra cui testo, video e immagini. Questa strategia offre un alto grado di flessibilità, permettendo un’efficiente personalizzazione del percorso di apprendimento. I materiali didattici proposti sono integrati da attività hands-on facilmente eseguibili in ambiente scolastico o domestico.

INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

L’INFN è l’ente pubblico nazionale di ricerca, vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), dedicato allo studio dei costituenti fondamentali della materia e delle leggi che li governano. Svolge attività di ricerca, teorica e sperimentale, nei campi della fisica subnucleare, nucleare e astroparticellare. Le attività di ricerca dell’INFN si svolgono tutte in un ambito di competizione internazionale e in stretta collaborazione con il mondo universitario italiano, sulla base di consolidati e pluridecennali rapporti.

Explora, museo dei bambini di Roma

Explora è una struttura permanente nel cuore di Roma, attiva dal 2001, dedicata a bambine e bambini da 0 a 11 anni. Da 20 anni, è il punto di riferimento per l'educazione informale e per le attività creative per le famiglie, le scuole e il mondo dell’infanzia. 

Uno spazio in cui l’esplorazione e il gioco si trasformano in un’esperienza di crescita, di condivisione e di scoperta: con i suoi 2.000 mq di installazioni interattive dedicate a Scienza, Nuove Tecnologie, Sostenibilità ambientale, Parità di genere, Arte e Ricerca.

AL VIA LA PRIMA EDIZIONE DEL CERTAMEN DI FISICA E MATEMATICA “LEONARDO DA VINCI”

immagine per il certamen al liceo Leonardo da Vinci di Maglie, una lavagna con dei conti

Iscrizioni aperte fino al 30 marzo 2024 per studenti del V anno delle scuole superiori: in premio ai primi tre classificati €1000, €800 e €500.

Studenti e studentesse di tutta Italia sono invitati a partecipare al primo Certamen nazionale fisico-matematico “Leonardo da Vinci”, organizzato dall’I.I.S.S. Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie (LE) in collaborazione con l’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il concorso, finanziato dall’INFN e patrocinato da Regione Puglia, Università del Salento, Provincia di Lecce, e Comune di Maglie, ha l’obiettivo di riconoscere il merito scolastico e valorizzare l'eccellenza nell'area fisico-matematica degli studenti delle scuole superiori.

Al certamen possono partecipare studentesse e studenti del V anno (e IV anno dei percorsi quadriennali) che abbiano conseguito negli ultimi due anni una votazione media di 9/10 in matematica, fisica e scienze naturali, e di 8/10 in tutte le restanti discipline. In base alle medie scolastiche conseguite nei primi quattro anni del corso di studi (tre anni per i percorsi quadriennali), saranno selezionati 80 partecipanti che si sfideranno in una prova di matematica e fisica. Ai primi tre classificati saranno assegnati premi in denaro pari a €1000, €800 e €500.

La prova verterà su argomenti inclusi nei programmi di matematica e di fisica degli istituti secondari di II grado e sarà formulata da ricercatori e ricercatrici dell’INFN. Si svolgerà il 6 maggio 2024 all’I.I.S.S. Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie, che ospiterà anche la cerimonia di premiazione, prevista in data da definirsi, tra fine maggio e inizio giugno.  Le spese di viaggio, vitto e alloggio per la partecipazione alla prova e alla cerimonia di premiazione di studenti e docenti saranno a carico dell’organizzazione.

Per iscrivere le studentesse e gli studenti, le scuole dovranno versare una quota di partecipazione e far pervenire le domande entro e non oltre il 30 marzo 2024. Per maggiori informazioni si invita a consultare il bando e il regolamento di concorso al link di seguito. 

Per maggiori informazioni: https://liceodavincimaglie.edu.it/index.php/10-notizie/4762-certamen-fisico-matematico-leonardo-da-vinci  

BOLLE DI ATOMI ULTRAFREDDI PER STUDIARE IL VUOTO QUANTISTICO E L’UNIVERSO

Bolle 2023Nel laboratorio di atomi ultrafreddi del Pitaevskii Center for Bose-Einstein Condensation di Trento sono stati osservati per la prima volta dei fenomeni che possono far luce sui meccanismi che determinano la stabilità del nostro universo. I risultati, frutto della collaborazione tra l'Istituto nazionale di ottica del Cnr, il Dipartimento di fisica dell'Università di Trento, il Centro Nazionale dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Tifpa e l'Università di Newcastle, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Physics

In che tipo di vuoto si trova il nostro universo? Secondo la fisica moderna, l'universo è il risultato dell'interazione tra particelle e campi - tra cui, per esempio, quello elettromagnetico - e potrebbe trovarsi in una configurazione di equilibrio detta di falso vuoto, ovvero uno stato solo in parte “stabile”, caratterizzato da un livello di energia che non corrisponde al minimo assoluto possibile. Questo permette, in linea teorica, la transizione verso livelli di energia più bassi, a causa di fluttuazioni di energia di origine quantistica o termica, che porterebbero a “decadere” nello stato veramente stabile a energia minore, detto di vero vuoto.

Questo processo può avvenire su scale di tempo molto diverse tra loro a seconda dei parametri del sistema, e prevede la formazione di “bolle” di vero vuoto all'interno del falso vuoto, in modo del tutto analogo alla formazione di gocce di liquido in un vapore raffreddato sotto il punto di condensazione.

Il fenomeno ha implicazioni molto importanti sui processi cosmologici: per questo la comunità scientifica ha continuato a indagare e a domandarsi in che tipo di vuoto si trovi il nostro universo, sviluppando teorie sofisticate e provando ad immaginare quali piattaforme sperimentali potessero confermare i vari modelli teorici, non potendo accedere direttamente ai processi che hanno avuto luogo subito dopo il Big Bang.

Oggi, nei laboratori del Pitaevskii Center for Bose-Einstein Condensation di Trento, sono stati osservati per la prima volta dei fenomeni che possono far luce sui meccanismi che determinano la stabilità del nostro universo. Lo studio, il cui primo autore è Alessandro Zenesini (Pitaevskii BEC Center, Istituto nazionale di ottica del Consiglio nazionale delle ricerche e Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, Tifpa Trento Institute for Fundamental Physics and Applications, INFN), è pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature Physics.

I ricercatori hanno preparato una “nuvola” di atomi ultrafreddi di sodio in uno stato iniziale che simula uno stato di falso vuoto. Al variare dei parametri sperimentali, hanno poi studiato dopo quanto tempo gli atomi cambiavano configurazione raggiungendo lo stato di vero vuoto. Oltre a verificare che il comportamento degli atomi fosse compatibile con le simulazioni numeriche del sistema, gli autori hanno unito le loro forze con il gruppo teorico di Ian Moss, cosmologo dell’Università di Newcastle, che ha anche collaborato con Stephen Hawking, per verificare che le più accreditate teorie di decadimento del falso vuoto fossero compatibili con le osservazioni sperimentali.

“Gli atomi ultrafreddi si confermano una volta ancora come una piattaforma ideale per la simulazione quantistica sia dell'estremamente piccolo che dell'estremamente grande: in questo caso abbiamo usato le proprietà magnetiche degli atomi per creare artificialmente un vero e un falso vuoto in un ambiente sperimentale estremamente stabile e controllato. Questo controllo del condensato ci ha permesso di studiare il decadimento del falso vuoto in diverse condizioni sperimentali e confrontare le osservazioni con le previsioni teoriche”, spiega Alessandro Zenesini, ricercatore di Cnr-Ino che ha lavorato allo studio assieme a Giacomo Lamporesi e Alessio Recati dello stesso Istituto.

La verifica sperimentale assume particolare rilevanza in quanto supera le conoscenze teoriche sviluppate ad oggi: “Le teorie di decadimento di falso vuoto sono state teorizzate cinquant'anni fa e quasi unicamente avendo in mente processi tipici delle alte energie, della fisica sub-nucleare e della cosmologia", aggiunge Gabriele Ferrari (UniTrento). “I risultati ottenuti rappresentano, quindi, un primo passo verso la validazione di teorie finora astratte, e avviano nuovi filoni di ricerca sperimentale sui vari aspetti della formazione della bolla di vero vuoto e del suo comportamento, con implicazioni anche nel campo della biochimica e della computazione quantistica”.

Questa ricerca è stata finanziata da Provincia Autonoma di Trento, INFN, MUR, Quantum Science and Technology a Trento(Q@TN), UK Quantum Technologies programme e dall'Unione Europea.

 

 

EHT SVELA NUOVE IMMAGINI DI M87*

M87* nel 2018Comunicato stampa congiunto INFN-INAF-UniNa

L’Event Horizon Telescope (EHT) pubblica nuove immagini del buco nero M87* provenienti da osservazioni effettuate nell’aprile 2018, un anno dopo le prime osservazioni dell’aprile 2017.

La collaborazione scientifica EHT Event Horizon Telescope, che nel 2019 aveva pubblicato la prima “foto” di un buco nero, ha pubblicato nuove immagini di M87*, il buco nero supermassiccio al centro della galassia Messier 87: questa volta le immagini sono state realizzate a partire dai dati delle osservazioni effettuate nell’aprile 2018, un anno dopo rispetto ai dati che hanno portato all’immagine rilasciata nel 2019. Grazie alla partecipazione di un nuovo telescopio, il Greenland Telescope, e a un tasso di acquisizione dati nettamente migliorato in tutti i telescopi della rete di EHT, le osservazioni del 2018 ci offrono una visione della sorgente indipendente dalle prime osservazioni del 2017. Le nuove immagini sono state realizzate da un gruppo internazionale di ricerca della collaborazione EHT, di cui fanno parte anche ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’Università di Cagliari e sono state pubblicate di recente sulla rivista Astronomy & Astrophysics. Le immagini rivelano un anello luminoso, delle stesse dimensioni di quello osservato nel 2017, che circonda una profonda depressione centrale, “l'ombra del buco nero”, come previsto dalla relatività generale. Quello che differisce è la posizione del picco di luminosità dell’anello, che si è spostato di circa 30º rispetto alle immagini del 2017. Questo è coerente con la nostra comprensione teorica della variabilità del materiale turbolento intorno ai buchi neri.

“Un requisito fondamentale della scienza è la possibilità di riprodurre i risultati,” afferma il dottor Keiichi Asada, ricercatore dell’Academia Sinica Institute for Astronomy and Astrophysics di Taiwan e coordinatore del gruppo di lavoro che ha redatto l’articolo pubblicato su Astronomy & Astrophysics. “La conferma dell’anello in una serie di dati completamente nuova è un’enorme pietra miliare per la nostra collaborazione e una forte indicazione che stiamo osservando l’ombra di un buco nero e il materiale che orbita intorno a esso.“

Il buco nero M87* è il cuore pulsante della galassia ellittica gigante Messier 87 e si trova a 55 milioni di anni luce dalla Terra. La prima immagine di questo buco nero ha rivelato un anello circolare luminoso, più brillante nella parte meridionale dell’anello. Un’ulteriore analisi dei dati ha anche rivelato la struttura di M87* in luce polarizzata, dandoci maggiori informazioni sulla geometria del campo magnetico e sulla natura del plasma intorno al buco nero.
La nuova era della produzione diretta di immagini dei buchi neri, guidata dall’analisi approfondita delle osservazioni del 2017 di M87*, ha aperto una nuova finestra che ci permette
di indagare l’astrofisica dei buchi neri e di testare la teoria della relatività generale a un livello fondamentale. I modelli teorici predicono che non ci dovrebbero essere correlazioni tra il 2017 e il 2018 nello stato del materiale intorno a M87*. Pertanto, osservazioni multiple di M87* ci aiuteranno a porre vincoli indipendenti sulla struttura del plasma e del campo magnetico intorno al buco nero e ci aiuteranno a districare la complicata astrofisica dagli effetti della relatività generale.

Per contribuire alla realizzazione di nuove ed entusiasmanti ricerche scientifiche, l’EHT è in continuo sviluppo. Il Greenland Telescope si è unito a EHT per la prima volta nel 2018, appena cinque mesi dopo il completamento della sua costruzione al di sopra del Circolo Polare Artico. Questo nuovo telescopio ha migliorato in modo significativo la qualità delle nuove immagini ottenute con EHT, migliorando la copertura della rete, in particolare nella direzione Nord-Sud. Inoltre, il Large Millimeter Telescope (LMT), grande telescopio operativo in Messico, ha partecipato per la prima volta alla presa dati con l’intera superficie di 50 metri, migliorando notevolmente la sua sensibilità. L’array di EHT è stato inoltre aggiornato per osservare in quattro bande di frequenza intorno ai 230 GHz, rispetto alle sole due bande del 2017.

“Anche in questo caso abbiamo utilizzato diversi algoritmi di imaging e tecniche di modellizzazione per ottenere questa nuova ricostruzione indipendente di M87*,” spiega Rocco Lico, ricercatore INAF e affiliato all’Instituto de Astrofísica de Andalucía (IAA-CSIC), che nella collaborazione EHT ricopre diversi ruoli, tra cui quello di coordinatore del gruppo di lavoro sui nuclei galattici attivi. “Questo approccio richiede l’utilizzo di molte risorse di calcolo e l’analisi di una mole enorme di dati, ma è un requisito fondamentale per poter ottenere risultati robusti ed evitare potenziali bias nel processo di ricostruzione dell’immagine.”

L’analisi dei dati del 2018 presenta otto tecniche indipendenti di imaging e modellazione, tra cui i metodi utilizzati nella precedente analisi del 2017 di M87* e quelli nuovi sviluppati dall’esperienza della collaborazione nell’analisi di Sgr A*, il buco nero al centro della nostra galassia.
L’immagine di M87* ripresa nel 2018 è notevolmente simile a quella che abbiamo visto nel 2017. Vediamo un anello luminoso delle stesse dimensioni, con una regione centrale scura e un lato dell’anello più luminoso dell’altro. La massa e la distanza di M87* non aumenteranno in modo apprezzabile nel corso della vita umana, quindi la relatività generale prevede che il diametro dell’anello rimanga invariato di anno in anno. La stabilità del diametro misurato nelle immagini dal 2017 al 2018 supporta con forza la conclusione che M87* è ben descritto dalla relatività generale.

“Il cambiamento più grande, ovvero lo spostamento del picco di luminosità intorno all’anello, è in realtà qualcosa che avevamo previsto quando abbiamo pubblicato i primi risultati nel 2019,” spiega Britt Jeter, ricercatore dell’Academia Sinica Institute for Astronomy and Astrophysics di Taiwan. “Mentre la relatività generale dice che le dimensioni dell’anello dovrebbero rimanere pressoché fisse, le emissioni provenienti dal disco di accrescimento attorno al buco nero fanno sì che la parte più luminosa dell’anello oscilli attorno a un centro comune. La quantità di oscillazioni che osserviamo nel tempo è qualcosa che possiamo usare per testare le nostre teorie sul campo magnetico e sull’ambiente del plasma intorno al buco nero.”

“A differenza di tutti i lavori di EHT pubblicati finora che hanno presentato un’analisi delle prime osservazioni del 2017, questo risultato rappresenta il primo sforzo per esplorare i molti anni di dati aggiuntivi che abbiamo raccolto,” racconta Mariafelicia De Laurentis, deputy project scientist della collaborazione EHT, professoressa all’Università degli Studi di Napoli Federico II e ricercatrice INFN. “Oltre al 2017 e al 2018, l’EHT ha condotto osservazioni di successo nel 2021 e nel 2022 e ha in programma osservazioni nella prima metà del 2024. Ogni anno, l’array di EHT è stato migliorato attraverso l’aggiunta di nuovi telescopi, perfezionamenti nell’hardware e l’inclusione di nuove frequenze di osservazione. Grazie a questi progressi, EHT sarà in grado di continuare a fornirci nuove informazioni sui buchi neri, come M87* o Sgr A*.”

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L’Event Horizon Telescope
La collaborazione EHT coinvolge più di 300 ricercatori e ricercatrici provenienti da Africa, Asia, Europa, Nord e Sud America. La collaborazione internazionale sta lavorando per catturare le immagini dei buchi neri più dettagliate mai ottenute, creando un telescopio virtuale delle dimensioni della Terra. La collaborazione include anche ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dell’Università di Cagliari: Mariafelicia De Laurentis, Ciriaco Goddi, Rocco Lico, Elisabetta Liuzzo, Nicola Marchili e Kazi Rygl.

Sostenuto da notevoli investimenti internazionali, l’EHT collega i telescopi esistenti utilizzando sistemi innovativi, creando uno strumento fondamentalmente nuovo con il più alto potere di risoluzione angolare mai raggiunto finora. I telescopi coinvolti sono ALMA, APEX, il Telescopio IRAM da 30 metri, l’Osservatorio IRAM NOEMA, il James Clerk Maxwell Telescope (JCMT), il Large Millimeter Telescope (LMT), il Submillimeter Array (SMA), il Submillimeter Telescope (SMT), il South Pole Telescope (SPT), il Kitt Peak Telescope e il Greenland Telescope (GLT). I dati sono stati elaborati presso il Max-Planck-Institut für Radioastronomie (MPIfR) e il MIT Haystack Observatory. L’analisi dati successiva è stata effettuata nell’ambito della collaborazione da un team internazionale di diverse istituzioni.

Il consorzio EHT è costituito da 13 istituti partecipanti: l’Istituto Taiwanese di Astronomia e Astrofisica dell’Academia Sinica, l’Università dell’Arizona, l’Università di Chicago, l’Osservatorio dell’Asia Orientale, la Goethe-Universitaet di Francoforte, l’Institut de Radioastronomie Millimétrique, il Large Millimeter Telescope, l’Istituto Max Planck per la Radio Astronomia, l’Osservatorio Haystack del MIT, l’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone, l’Istituto Perimetrale per la Fisica Teorica, l’Università Radboud e l’Osservatorio Astrofisico Smithsonian.

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Link al comunicato stampa internazionale della collaborazione EHT

Link all’articolo scientifico pubblicato su Astronomy & Astrophysics